venerdì 31 ottobre 2008

Video dell'assemblea no gelmini

GEMMA CI REGALA UN ALTRO VIDEO!



COMPLESSO MA ESSENZIALE E' METTERE INSIEME TUTTI GLI STUDENTI UNIVERSITARI PER POI COORDINARCI CON IL POLITECNICO GLI STUDENTI MEDI E TUTTA LA CITTADINANZA, L'ASSEMBLEA NO GELMINI COORDINA LE DIVERSE SEDI, COLLETTIVI, RAPPRESENTANTI, ASSOCIAZIONI E SINGOLI STUDENTI DELLE 12 FACOLTA' E LE VARIEGATISSIME ANIME DEL MOVIMENTO INTERNO ALL'UNIVERSITA' DI TORINO, LE DIFFERENZE CI SONO ED E' FATICOSO PER NOI "ARRIVARE DA QUELLI DEL CENTRO" MA NOI LA DEMOCRAZIA VOGLIAMO E SAPPIAMO PRATICARLA!

LA PROSSIMA ASSEMBLEA NO GELMINI SARA' LUNEDI' 3 NOVEMBRE ALLE 17.00
TUTTI GLI STUDENTI DI AGRARIA E VETERINARIA SONO CALDAMENTE INVITATI A PARTECIPARE.

Mariastella e le fiabe

Il mostro unico

Cari studenti facinorosi, sono la vostra amata ministra Gelmini.
Dopo il cinque in condotta e il maestro unico, ho una nuova idea che potrà risollevare la scuola italiana.
Da dove inizia l’istruzione? Dall’asilo. E proprio qui bisogna intervenire, perché i bambini diventino obbedienti e ligi al dovere.
E le favole, con la loro sovrabbondante fantasia e il loro dissennato spreco di personaggi, li allontanano dal sano realismo e dal doveroso conformismo e alimentano il pericolo del fuori tema, della deboscia, della droga e del bullismo facinoroso.
Perciò per decreto legge istituisco il Mostro Unico.
Sarà proibito leggere favole che contengano più di un mostro o di un cattivo, con relativo aggravio per la spesa pubblica, e soprattutto si dovrà, in ogni fiaba, sottolineare la natura perversa, facinorosa e vetero-comunista di questo mostro.

Secondo il DMU (decreto mostro unico) sono proibiti ad esempio Biancaneve e i sette nani, perché Grimilde e la strega sono un costoso e inutile sdoppiamento di personalità nocivo all’immaginario dei giovani alunni, per non parlare dell’ambigua convivenza tra Biancaneve e i sette piccoli operai, di cui uno, Brontolo, sicuramente della Cgil.

Cappuccetto Rosso è ammesso, ma si sottolinei come il cacciatore è evidentemente della Lega e il lupo di origine transilvana e rumena.

Proibito Ali Babà e i quaranta ladroni, ne basta uno. Abolito Peter Pan, troppi pirati che gravano sulle casse dello stato. Abolito Pinocchio, anche accorpando il gatto e la volpe in un unico animale, restano il vilipendio ai carabinieri e il chiaro riferimento a Mediaset del paese dei balocchi.

Ammesso Pollicino ma dovrà chiamarsi Allucione ed essere alto uno e settanta, per non costituire un palese sberleffo al nostro amato presidente del consiglio.

Proibito Hansel e Gretel, perché i mostri sono due, la madre e la strega, e inoltre si parla troppo di crisi economica.

Proibito il brutto anatroccolo. Se uno è brutto, lo è per motivi genetici e tale resterà. Inoltre Andersen era gay.
Parimenti proibito il gatto con gli stivali per la connotazione sadomaso.

Proibita, anzi proibitissima Cenerentola. Le cattive sono tre e assomigliano tutte a me.
Cioè alla vostra ministra superficiale, impreparata e ciarliera. Ma la vostra Ministra Unica.

S. Benni

giovedì 30 ottobre 2008

Si sono sconfusi un po' sulle facoltà ma ci siamo,il nostro campeggio sul tg 1!

http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,News-Tg1%5E0%5E144876,00.html

LA VOCE DEL NOSTRO RETTORE- SENATO ACCADEMICO ALLARGATO A TUTTI 13 NOVEMBRE

Dal Rettore sulla situazione attuale dell’Università,
DISCORSO LETTO ANCHE IN APERTURA DELLE PROCLAMAZIONI DELLE LAUREE A VETERINARIA, E PROBABILMENTE OGGI AD AGRARIA, DAI DOCENTI.
Home
WWW.UNITO.IT » Dal Rettore sulla situazione attuale dell’Università

E’ fuor di dubbio, al di là di ogni interpretazione politica e di ogni polemica di parte, che i provvedimenti del governo in materia di Università risultano profondamente penalizzanti specie per quegli Atenei che in questi anni hanno tenuto una condotta virtuosa in tema di impiego delle risorse, badando ad esempio a non superare il limite del 90% nel rapporto retribuzioni del personale/FFO e operando in sede locale, con gli enti territoriali e le fondazioni ex-bancarie, al fine di elaborare progetti di finanziamento per la ricerca, favorire l’inserimento di giovani ricercatori, promuovere l’internazionalizzazione specie ai livelli più alti della formazione universitaria.

Con profonda lungimiranza, inoltre, fin dal 2002 l’Università di Torino ha concepito un piano per l’organico, sia relativo ai docenti sia relativo al personale tecnico-amministrativo, che, valutando in anticipo le cessazioni sicure di anno in anno fino al 2012, ha consentito alle Facoltà e all’Ateneo di conoscere con certezza l’ammontare delle risorse disponibili e di utilizzarle nei modi più opportuni in rapporto alle necessità didattico-scientifiche; ciò ha permesso di eliminare motivi di contenzioso all’interno e fra le facoltà, di pianificare a medio e lungo termine il turn-over, di ottimizzare l’attività degli uffici amministrativi con un’adeguata distribuzione delle risorse umane e, inoltre, di celebrare un numero di concorsi (soprattutto di ricercatore, fino al 70% circa del totale delle valutazioni comparative espletate) tale da rinnovare per oltre un terzo in pochi anni l’intero parco docenti dell’Ateneo.

Una simile politica e un simile ricambio hanno avuto ricadute positive anche sui risultati della didattica e della ricerca come dimostrano gli esiti della valutazione compiuta dal CIVR, Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca, resi pubblici due anni or sono (la valutazione riguardava il trienno 2001-2003) ed usati anche nel modello per il calcolo e l’attribuzione del FFO dal CNVSU.

Ora tale sforzo rischia di essere compromesso da scelte che paiono giustificate non da un vero e proprio progetto di riforma e di rinnovamento del sistema universitario italiano, che di riforme organiche e durature avrebbe sicuramente bisogno, bensì da una mera esigenza di fare cassa risparmiando in ogni settore della pubblica amministrazione, compresi appunto quelli della Scuola, dell’Università e della Ricerca, in una prospettiva quanto meno miope del ruolo che formazione, università e ricerca debbono svolgere nella società globalizzata quali esclusivi motori di sviluppo e innovazione.
Ciò che soprattutto spiace è che dopo reiterati e assolutamente condivisibili discorsi sulla necessità di applicare metodi meritocratici nella distribuzione delle risorse pubbliche destinate all’Università, si compiano tagli generalizzati e indiscriminati che, di fatto, penalizzano chi è stato virtuoso economicamente e ha prodotto esiti di ricerca apprezzati e ottimamente valutati e premiano chi invece non ha badato a sprechi e ha prodotto risultati scientifici meno esaltanti.

Su un altro versante il blocco del turn-over al 20% rappresenta un grave pregiudizio per le speranze di molti giovani in procinto di accedere alle carriere della ricerca e sicuramente alimenterà, per un verso, nuove massicce fughe di cervelli all’estero e, per l’altro, sottrarrà generazioni di validi giovani all’attività scientifica pubblica con enorme danno per il paese. Sembra cioè di percepire nelle scelte del ministero un’attenzione tutta diretta alla contingenza economica, che impone di limitare al massimo e senza discrimine la spesa statale, e una
visione non corretta e non accorta del ruolo dell’Università pubblica, che - a mio avviso - continua ad essere il perno del nostro sviluppo in senso scientifico, economico, civile ed etico, specie in una realtà come quella italiana ove le industrie sono di dimensioni troppo modeste per affrontare in proprio le spese per ricerca e innovazione o - ancor meno - per finanziare fondazioni universitarie private.

Per discutere della situazione del nostro Ateneo e dell’Università italiana in questo momento cruciale di passaggio ritengo opportuno un confronto collettivo all’interno di un Senato Accademico aperto a tutte le componenti dell’Università di Torino (docenti, personale, studenti), nel quale sarà possibile intervenire ed esprimere le proprie valutazioni.
Tale riunione si svolgerà in Aula Magna (DEL RETTORATO VIA PO 16) nella giornata di giovedì 13 novembre alle ore 15.00.




Il Rettore
Prof. Ezio Pelizzetti

CI SCRIVONO I COLLEGHI DI BOLOGNA!!!

ANCHE LORO SI STANNO MUOVENDO MA NON E' FACILE,
NON AVEVANO UN COLLETTIVO E SONO TUTTI DEL PRIMO ANNO, PRIMA SOLO CIELLINI...
VIVE LE NUOVE LEVE QUINDI!!!
ANCHE LE NOSTRE CHE SON PROPRIO DEI GRANDI!!


ciao sono uno studente della facoltà di bologna
da giorni noi sonnolenti studenti della facoltà di agraria seguiamo la vostra occupazione e piangiamo l'assenza di un nostro collettivo. stiamo cercando di costruire qualcosa anche noi ma essendo quasi tutti del primo anno la cosa va per le lunghe.
qui a bologna ad agraria non c'è praticamente nulla
(INSERISCO NEL NULLA I CIELLINI DI CUI FANNO PARTE MOLTI STUDENTI DEGLI ANNI SUPERIORI)
e ci piacerebbe avere uno scambio con voi...

Consiglio di Facoltà: 6 Novembre 2008 ore 16.00

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO Facoltà di Agraria

Grugliasco, 28/10/2008
Prot. n. 8925
Chiar.mi Sigg.
Professori Ordinari,
Professori Associati,
Professori fuori ruolo,
Ricercatori universitari,
Rappresentanti degli Studenti,
Rappresentanti del Personale
tecnico - amministrativo
S E D E
Il Consiglio di Facoltà è convocato per il giorno giovedì 6 novembre 2008, alle ore 16,00 in Aula B, per discutere il seguente Ordine del giorno:
Comunicazioni del Preside.
Deliberazioni per la copertura di insegnamenti ufficiali mediante affidamento per l’a.a. 2008/09.
Proposte per l’attivazione di contratti per la copertura di insegnamenti ufficiali per l’ a.a. 2008/09.
Conferimento di contratti per cicli di esercitazioni per l’a.a. 2008/09.
Proposte per l’attivazione di corsi integrativi e seminari per l’a.a. 2008/09.
Deliberazioni per la copertura di insegnamenti dei Master per l’a.a. 2008/09.
Approvazione modifiche al regolamento didattico della Facoltà.
Approvazione delle modifiche agli ordinamenti didattici dei Corsi di Studio – D.M. 270/2004.
Programmazione dell’attività didattica e scientifica dei Ricercatori per l’a.a. 2008/09.
Nomina componente docente di I fascia nel Consiglio del Centro di Gestione.
Aggiornamento su progetti regionali di innovazione e ricerca.
Varie ed eventuali.
In seduta riservata ai Professori di I e II fascia.
Giudizio della Facoltà sull’attività svolta da professori di II fascia al fine della conferma in ruolo.
Relazione sui risultati dell’attività scientifica svolta da docenti in anno sabbatico.
In seduta riservata ai professori di I fascia.
Giudizio della Facoltà sull’attività svolta da professori di I fascia al fine della conferma in ruolo.
Cordiali saluti.

IL PRESIDE
Prof. Elisabetta Barberis

mercoledì 29 ottobre 2008

Sciopero Generale della Scuola e dell'Università: 30 Ottobre 2008 Corteo a Torino


_____GIOV 30____

8.30: concentramenti a palazzo nuovo (f.umanistiche), palazzo
campana(f.scientifiche)
, corso duca (poli).
confluiremo tutti insieme per raggiungere uniti le sigle
cittadine in piazza Arbarello.

proposta per il corteo: più colorati e rumorosi possibile
(tamburi, fischieti, pentole).
Cartelli con su scritto
" fannullone con la media del ..."

ricordiamoci i camici!

DOCUMENTO ASSEMBLEA NO-GELMINI
IL NOSTRO FUTURO NON PUO' ESSERE DELEGATO!
Dal mese di settembre l'assemblea no-Gelmini dà voce agli studenti ealle studentesse dell'Ateneo torinese che vogliono reagire di frontealla minaccia rivolta contro l'Università pubblica italiana dagliarticoli 16 e 66 (comma 7 e 13) della Legge Finanziaria(legge 133/2008) approvata in Senato il 6 agosto 2008.
Nel corso di questo mese di mobilitazione, l'Assemblea no-Gelmini hariunito studenti e studentesse provenienti da tutte le facoltàdell'Università degli studi di Torino. All'Assemblea, contenitore diidee e strumento di coordinamento della mobilitazione, partecipano isingoli studenti, i collettivi, le associazioni e le liste dirappresentanza che si sono riconosciuti, indipendentemente dalleproprie peculiarità, nell'assemblea stessa. L'indignazione suscitatadal gravissimo attacco mosso all'Università pubblica ha ispirato intutti noi un clima di assunzione di responsabilità, grazie alla qualesono state superate le difficoltà dovute ai molteplici punti di vistaed alle differenti appartenenze e sensibilità.
In questi giorni si stanno sprecando speciali televisivi, editorialisulla carta stampata che ritraggono paralleli tra la nostramobilitazione e le lotte del'68. Pur riconoscendo e condividendo lospirito, le battaglie, gli obiettivi e le vittorie della “generazioneinfinita”, siamo consapevoli che oggi il contesto in cui si stasviluppando la nostra lotta è di tutt'altra natura.Le differenze appaiono subito evidenti: negli anni '60 quegli studentie quelle studentesse si rivoltarono contro la generazione dei loropadri. Noi, oggi, ci troviamo paradossalmente ad invidiare i nostrigenitori e le loro antiche sicurezze. Per i ragazzi del Sessantottoimmaginare un futuro migliore, lottare per esso era un obbligo che illoro tempo imponeva; noi siamo stati definiti generazione “nofuture”, senza futuro. Oggi essere studenti e studentesse e lottareimmaginando un altro futuro è già di per sé un atto di coraggio.Vorrebbe esserci negata la possibilità stessa di immaginarel'alternativa. La nostra mobilitazione vuole riprendersi questapossibilità e nel farlo sta agendo un altro modo di praticare lapolitica e di dare senso a quest'ultima.La vera novità di cui tutti gli analisti, i mezzi di informazionedovrebbero parlare sta proprio nell'autonomia che questo movimento sista ritagliando rispetto a tutto ciò che l'ha preceduta: la nostragenerazione è forse la prima che si è scrollata di dosso la pesanteeredità del'68 fatta di paternalismo verso le generazioni successive.
A partire da tali rilievi, ribadiamo l'assoluta indipendenzadell'Assemblea no-Gelmini da qualsiasi formazione istituzionale,partito o sindacato che sia. Ritroviamo proprio in questa autonomia lanostra forza e spinta propositiva.L'Assemblea rivendica però al tempo stesso la sua forte politicità nelcontrastare gli attuali provvedimenti e nell'inserire la propriaazione in un processo di cambiamento. Politicità che la porta aconsiderare come punti di partenza per un qualsiasi discorsopropositivo l'adesione ai principi dell'antifascismo,dell'antirazzismo e dell'antisessismo. Questa netta e definitivapresa di posizione dell'Assemblea vuole essere un modo per chiariredefinitivamente che quegli studenti dell'estrema destra che in questigiorni stanno cercando strumentalmente di cavalcare il movimento nonsono assolutamente rappresentativi del nostro comune sentire. I nostricontenuti non possono che essere differenti da quelli di coloro che,al di dentro o al di fuori del Parlamento, si fanno promotori diclassi differenziate per i bambini immigrati nelle scuole primarie oche da sempre rivendicano privilegi per pochi e nostalgicamente sirifanno al Ventennio Fascista. Con tutti costoro l'Assemblea nonintende in alcun modo essere confusa, nonostante l'avversità da loroin certe occasioni espressa nei confronti dei provvedimentilegislativi di cui sopra.
La consapevolezza del nostro agire politico, d'altra parte, siriscontra anche nel legare questa lotta ad un ragionamento più ampioche porta a riflettere sulla crisi del sistema economico mondiale esui soggetti che ne pagheranno le conseguenze. L'istruzione pubblicanon dovrà pagare colpe di altri. La crisi economica è ladimostrazione del fallimento di un modello che ha come primiinterpreti coloro che oggi propongono solamente nuovi tagli.Siamo consapevoli che i provvedimenti contenuti nella legge 133/2008sono solamente l'ultimo tassello di un disegno ben preciso che havisto il suo inizio già con gli anni '90 (legge Ruberti, 1990).L'obiettivo è il progressivo smantellamento del settore pubblico, dicui sicuramente l'istruzione è uno dei settori strategici.Privatizzare quest'ultimo, e di conseguenza inserirlo in un contestodi libero mercato, significa considerare la formazione al pari diqualunque altra merce svilendone così il suo carattere di benecomune. L'istruzione è uno dei più importanti modi con cui ogniindividuo acquisisce la consapevolezza della propria condizionesociale e sviluppa la capacità critica necessaria a impedire lariduzione del suo status di cittadino a quello di suddito.
La Legge 133 è dunque un punto d'arrivo e al tempo stesso punto di nonritorno. Questa nostra battaglia acquisisce un significato particolareperché si tratta forse di una delle ultime occasioni in cui lacontesa è l'affermazione o meno di un diritto fondamentale.
L’Assemblea no-Gelmini di Torino ribadisce dunque la necessità diintensificare la mobilitazione in ogni sede universitaria a livellonazionale per un completo ritiro del provvedimento e intende essereluogo di elaborazione e costruzione di un’Università differente daquella presente e passata.L’Università che vogliamo è spazio realmente pubblico, dove ogni formadi criticità è ammessa e non esistono meccanismi di esclusionesociale: tutta la popolazione presente in Italia, di qualsiasiestrazione sociale, reddito, appartenza linguistica e originegeografica deve aver diritto a un libero accesso all’istruzioneuniversitaria.In secondo luogo, l’Università che vogliamo è basata sul confrontocritico e sulla discussione, non sulla lezione frontale comenell’arcaico presente delle nostre accademie. Il seminario devediventare il perno della vita intellettuale universitaria, che devefinalmente differenziarsi realmente dal liceo, come già avviene inmolti altri paesi nel mondo. Le studentesse e gli studenti nondovranno più essere utenti, ma soggetti in grado di autovalorizzarsinello studio e produrre effettivi avanzamenti critici in ogni settorescientifico.In terzo luogo, l’Università italiana per cui lottiamo dovràpromuovere una ricerca libera e critica, estranea a interessiparticolaristici, lobbistici e privati, ed essere luogo disocializzazione di un sapere che supera i confini tra accademia esocietà, tra università e metropoli, per essere ricchezza socialecomune. L’accesso alla ricerca dovrà essere liberato da ogni dinamicanepotistica e clientelare, e dovrà valorizzare l’impegno, lacreatività e le capacità critiche più che l’obbedienza ai dogmi inogni disciplina, laddove esistano, e il conformismo intellettuale.
L’onda anomala delle facoltà torinesi occupate promuove e sostiene lanascita di collettivi studenteschi e assemblee in ogni sedeuniversitaria, facoltà e corso di laurea, affinchè si moltiplichi ildissenso, si estenda la critica, e l’Università del futuro trovi qui imille laboratori della sua sperimentazione.
Assemblea no-Gelmini – Torino
Torino, 30 ottobre 2008



COMUNICATO STAMPA ASSEMBLEA NO-GELMINI TORINO, 29 OTTOBRE 2008
L'Assemblea no-Gelmini riunitasi oggi e che ha visto la partecipazioneanche di rappresentanti dell'Assemblea no Tremonti del Politecnico, aseguito dei recenti avvenimenti accaduti in diverse città (Milano,Roma, Pavia, Siena) che hanno visto l'irruzione di studenti di estremadestra nei cortei contro la legge 133 e il DL 137, appena convertitoin legge, ritiene importante esprimere solidarietà nei confronti deglistudenti no-Gelmini coinvolti.L'Assemblea intende inoltre affermare con fermezza la propriaapartiticità e rivendicare allo stesso tempo la politicità delmovimento: la salvaguardia della democraticità di quest'ultimoesprime contenuti incompatibili con quelli di cui notoriamente sonoportavoci determinate forze politiche, come il FUAN, il BLOCCOSTUDENTESCO o i giovani del partito LA DESTRA, nonostante la loroopposizione espressa in alcuni casi ai provvedimenti legislativi dicui sopra.L'Assemblea infatti si fonda su principi ineludibili qualil'antifascismo, l'antirazzismo e l'anti-sessismo, che la distinguonoin modo netto dai movimenti sopra citati.Durante l'assemblea di quest'oggi è emersa la necessità di declinarepacificamente la partecipazione degli universitari al corteo didomani, portando all'attenzione generale l'espressione di alcunicontenuti chiave, quali la difesa dell'università e della ricercapubbliche, il libero accesso a queste ultime e la formazione come benepubblico non riducibile a merce.La definizione delle prossime mobilitazioni e dei contenuti che leaccompagneranno sono aggiornate alla prossima assemblea No-Gelmini chesi terrà nell'atrio di Palazzo Nuovo Domenica 2 Novembre alle ore 20:in quella data l'Assemblea inizierà a organizzare la contro-inaugurazione dell'anno accademico indetta dall'Assemblea No Tremontiper il 7 Novembre al Politecnico e a determinare le modalità dipartecipazione allo sciopero generale del 14 Novembre a Roma.
Per la giornata di sciopero generale della scuola di domani 30 ottobrei concentramenti saranno:ore 8.30 davanti a Palazzo Nuovo per le facoltà umanisticheore 8.30 davanti a Palazzo Campana per le facoltà scientificheore 8.30 in corso Duca degli Abruzzi per gli studenti del Politecnico
Assemblea no-Tremonti /Assemblea no-Gelmini

MICROMEGA SUL CORTEO DEL 29 OTTOBRE: parlano anche di noi!!!



MOVIMENTO, MOVIMENTO!
TORINO, STUDENTI E DOCENTI UNITI NELLA LOTTA
di Cinzia Sciuto, inviata a Torino per Micromega

Lei non c’era. Ma i ragazzi sono andati lo stesso davanti la sede dell’Unione industriale di Torino, dove era in programma un intervento della ministra Gelmini nell’ambito del progetto Lauree scientifiche. Tema del suo intervento doveva essere la meritocrazia. «Ha avuto paura di confrontarsi con questo movimento», sostengono gli studenti, «perché sa che è fatto di persone preparate, che hanno studiato gli effetti della sua riforma». Altro che facinorosi e scansafatiche: gli studenti ci tengono a dimostrare che loro vogliono studiare e continuano a riempire le loro manifestazioni di contenuti, organizzando seminari, incontri, dibattiti e addirittura una maratona di 48 ore no stop (probabilmente il 6 e 7 novembre) in cui coinvolgere professori, intellettuali, personalità del mondo dello spettacolo.
La giornata di ieri a Torino è cominciata con una lezione in piazza di Gianni Vattimo, che ha lasciato l’insegnamento proprio pochi giorni fa, ma che evidentemente ha sentito la necessità di far sentire anche la propria autorevole voce contro il progetto governativo di smantellamento dell’istruzione pubblica. Perché di questo si tratta. E non solo. A sentire Angelo D’Orsi, professore ordinario di Storia del pensiero politico nella facoltà di Scienze politiche dell’università di Torino, la sistematica distruzione della scuola e dell’università pubbliche si inserisce in un più ampio disegno di «svuotamento della democrazia, che era poi il disegno della P2». E di questo sono consapevoli anche gli studenti. «Il nodo dell’istruzione», spiega Andrea, studente di Scienze politiche, «è solo il punto di partenza di un discorso più ampio che giunge fino alla critica di questo sistema economico che ha condotto all’attuale crisi e di questo sistema politico che ha prodotto grandissima sfiducia. Noi siamo la risposta alla forte domanda di buona politica che viene dalla società». Non un movimento apolitico, dunque, ma anzi «fortemente politico, e allo stesso tempo nettamente apartitico». Insomma, il movimento non si vuole fare mettere il cappello in testa da nessuno. E in effetti nel lungo corteo che è partito intorno alle 18 dalla Palazzina Einaudi per confluire poi in piazza Castello, non si sono visti simboli né di partiti, né di sindacati (eccezion fatta per qualche sparuta bandiera della Cub che accompagnava il presidio degli insegnanti) né di formazioni studentesche organizzate. «È anche questa la forza del movimento», spiega D’Orsi, «un movimento spontaneo, che coinvolge studenti, docenti, ricercatori e si allarga a tutti gli ordini e gradi dell’istruzione». E infatti il corteo degli universitari dopo la tappa davanti la sede dell’Unione industrale, ha raggiunto piazza Castello dove si trovavano già i docenti e i genitori di scuole elementari e medie (c’era anche un’insegnante della scuola dell’infanzia «perché è da lì che inizia la distruzione della scuola pubblica») che avevano organizzato un presidio davanti alla questura. Al grido «mamme e bambini dentro al corteo», le due anime di questo movimento si sono unite in un sodalizio piuttosto inedito, ma fortemente voluto da tutti. Forse la vera novità dell’onda del 2008 è proprio questo: nessuna contrappposizione studenti/docenti. Persino il rettore del Politecnico ha affermato che «se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili e aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi insieme agli altri rettori italiani». Il governo avrà pure i numeri in parlamento, ma non può non fare i conti con questa fortissima opposizione nelle scuole e nelle università.
Nessuno qui pare avere intenzione di mollare. Dopo il corteo, tutti tornano nelle rispettive facoltà, quasi tutte occupate. Gli studenti di agraria si sono addirittura «accampati» davanti alla loro facoltà. E non è un modo di dire: hanno preso le tende e da 22 giorni dormono in una sorta di campeggio improvvisato. «Abbiamo messo su un piccolo villaggio, di circa 40 tende», spiegano sul loro blog, «siamo qui, a turno, anche sabato e domenica, tutte le sere, a volte tanti, a volte pochi. Dalle sei, quando terminano le lezioni ufficiali, qui si accende il fuoco, vicino al focolare si tengono assemblee, seminari, si organizzano insieme ai docenti lezioni in piazza per il giorno dopo, si discute e poi si cucina per tutti e si fa anche festa, perché non si resiste senza un po' di allegria, noi invece vogliamo resistere e a lungo». La Gelmini è avvisata.

Cara Italia...

Torino, Mercoledì 29 ottobre ’08

Cara Italia,

sono qui alla mia scrivania: era anni che non ne possedevo una, sono andata a comprarla perché la scorsa primavera ho deciso di ricominciare a studiare dopo 5 anni dal diploma.

5anni allegri in cui mi sono divertita e in cui ho conosciuto splendide persone che mi hanno regalato gioia e emozioni.

5anni intensi in cui ho lavorato e ho conosciuto il significato della parola sacrificio insegnatami dai miei genitori e dai miei nonni, che hanno lavorato una vita per costruire un futuro per me con onestà e dedizione, credendo in tutti quei valori che da tempo si stanno sgretolando di fronte ai cambiamenti malsani che qualcuno sta apportando per distruggere la nostra bella Costituzione, sotto il falso nome di miglioramenti, ignorando le lotte e le morti di tutti coloro che si sono battuti per far sì che l’ Italia diventasse una “Repubblica democratica, fondata sul lavoro” che “promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” , in cui “la sovranità appartiene al popolo”e dove “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Personaggi prestati alla politica che ignorano il loro vero compito, cioè quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” e si fanno beffa di noi smantellando tutto davanti ai nostri occhi e dandoci false speranze con le loro “stronazate”.

Ero una lavoratrice precaria e ora, sto per diventare una studentessa precaria perché non importa che io sia brava negli studi ma solo che io abbia i soldi per potermeli permettere.

Poi invece ci sono Persone che si stanno battendo per tutto quello che la Costituzione enuncia, come i ragazzi del Faggio, i professori, i maestri, i genitori e tanti altri che si stanno “sbattendo” per me e per tutti gli altri. Persone che vivono quello che succede sulla propria pelle e che mettono da parte se stessi per il bene di tutti:per la collettività. Grazie con tutto il cuore di dare speranza. Grazie Italia, a quella parte di te che ancora vive.

Marta Auletta del corso di scienze e tecnologie agrarie

No 133


lunedì 27 ottobre 2008

Inviateci delle lettere dal titolo "Cara Italia..."!!!!

Allora, se avete voglia sarebbe carino scrivere una serie di lettere dal titolo: "Cara Italia...", e se ce le invierete (all'indirizzo elisamascetti@gmail.com ) noi poi le pubblicheremo sul blog.

Cara Italia...

Cara Italia,

La Repubblica per cui lottiamo, s' inTENDE!

Grugliasco, Torino, Domenica 26/10/2008

Dal campeggio d'occupazione delle Facoltà di Agraria e Medicina Veterinaria Università di Torino.

Cara Italia,

Siamo qui ormai da venti giorni sai? Accampati nei prati delle nostre Facoltà, Agraria e Medicina Veterinaria. Sentiamo forte l'esigenza di portare testimonianza a qualcuno di queste giornate che stiamo vivendo, e così abbiamo deciso di raccontarle a te, di scriverle in forma di lettera ad un ragazzo, o ad una ragazza, ad uno che verrà dopo di noi, dopo questa nostra piccola grande battaglia.

Abbiamo scelto di chiamarti Italia per ricordarci, e ricordare a tutti, il nostro attaccamento alla Repubblica che porta il tuo nome: quella fondata sul lavoro; quella in cui l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento; quella, insomma, costruita dai nostri nonni partigiani con la guerra di liberazione.

Tutto è cominciato per noi, quando a fine settembre, con troppo ritardo, l'università italiana si è resa conto che una legge di stato andava contro a quello che la Repubblica deve difendere: un'istruzione pubblica, libera, e garantita a tutti, fino ai gradi più alti.

Ecco, Italia, ora il nostro governo, con i suoi provvedimenti ci dice che non sarà più così.

Bisognava fare qualcosa. Qualcosa di più di appendere qualche striscione e lasciare che il vento e la pioggia lo facesse stingere, qualcosa di diverso che bloccare le lezioni, perchè sottarci proprio il diritto allo studio per cui vogliamo lottare?

“ Ma pensa che figo sarebbe piantare le tende qui e abitarla la nostra università!”- è tutto iniziato con questa frase, un po' buttata lì, tanto per interrompere un silenzio troppo lungo.

E poi... bhe, poi a tutti sono cominciati a brillare gli occhi: tutti hanno cominciato ad immaginarsi il prato davanti alle aule studio pieno di tende colorate e fuochi di bivacco! E allora la frase lanciata lì si è trasformata: si è cominciato a discuterne seriamente, e subito dopo le discussioni si è cominciato a fare: a fare davvero qualcosa! FARE! Quanti sanno ancora tirarsi su le maniche e mettersi a fare qualcosa, farlo per se stessi e per gli altri senza che ci sia un confine: tra lottare per migliorare la propria condizione e lottare per gli altri; con e per i precari, poco più grandi di noi che si trovano senza più speranza di un futuro stabile se si bloccano le assunzioni, con e per i nostri docenti e ricercatori che si trovano sempre più impossibilitati al lavorare per noi e per il paese, per le famiglie che si troverebbero a non poter più pagare l'istruzione a i propri figli, per quelli che verranno dopo all'università, come te, e non è giusto che trovino gli effetti disastrosi della politica di questo governo senza che si sia almeno provato a RESISTERE.

Quindi abbiamo deciso: facciamo qualcosa che si veda, che abbia forma colore e consistenza.

Abbiamo messo su un piccolo villaggio, di circa 40 tende, siamo qui, a turno, anche sabato e domenica, tutte le sere, a volte tanti, a volte pochi. Dalle sei, quando terminano le lezioni ufficiali, qui si accende il fuoco, vicino al focolare si tengono assemblee, seminari, si organizzano insieme ai docenti lezioni in piazza per il giorno dopo, si discute e poi si cucina per tutti e si fa anche festa, perchè non si resiste senza un po' di allegria, non invece vogliamo resistere e a lungo, ci siamo costituiti in una piccola società, di cittadini coscienti e consapevoli, qualsiasi sia la strada che ci troviamo davanti, ora, sappiamo camminare, sappiamo quali sono i nostri obiettivi, i valori che vogliamo difendere, non ci fermeranno tanto facilmente, tantomeno desisteremo per qualche “avviso ai naviganti”.

A presto Italia,

vieni a trovarci,

Elisa Mascetti del collettivo “IL FAGGIO” e

l'Assemblea del libero campeggio occupato.

Cara Italia,

La Repubblica per cui lottiamo, s' inTENDE!

Grugliasco, Torino, Domenica 12/10/2008

Dal campeggio d'occupazione delle Facoltà di Agraria e Medicina Veterinaria Università di Torino.

Cara Italia,

Ieri sera a Grugliasco c'è stata una fiaccolata degli operai della Bertone: dal Comune alla fabbrica, con annesse famiglie, amici, sindacati, ecc.

Noi abbiamo abbandonato il campeggio lasciandolo ai ragazzi della specialistica, che hanno grigliato caldarroste per un po', e siamo andati ad offrire vin brulè agli operai, per strada, con il nostro striscione di apertura del corteo di ieri che diceva: "anche l'operaio vuole il figlio dottore - università per tutti".

C'era gente che non capiva perchè eravamo lì; c'era gente che ci ha ringraziato e ci ha detto che un piccolo gesto così ha dato un senso a una vita piena di sacrifici; gente di sessant'anni che piangeva commossa perchè gli sembrava di rivedere qualcosa di molto, molto tempo fa. Applausi li abbiamo ricevuti anche dal Sindaco e da tutte le componenti partitiche che hanno partecipato. Le donne erano le più incazzate, qualcuna poi ci ha chiesto se abbiamo da mangiare che se no ci porta un po' di torte salate.

C'era anche l'ANPI: ci hanno detto di continuare quello che hanno iniziato loro perchè a loro è rimasto poco tempo, mentre noi ne abbiamo tanto.

Lì sono crollato, perchè questi 4 giorni sono stati intensi e un momento così profondo, così talmente simile a pagine di storia scritte 40 anni fa, mi hanno davvero commosso... ho pianto di stanchezza e di soddisfazione.

A presto Italia,

alere flammam,

Fulvio Grandinetti del collettivo “IL FAGGIO”.



I post sono anche leggibili direttamente sul blog del "il Manifesto" al link:

http://mir.it/servizi/ilmanifesto/scuola2/

Siamo sul Blog del Manifesto!

siamo sul blog del manifesto

domenica 26 ottobre 2008

Mercalli parla di noi a "Che tempo che fa"!



Ecco Luca Mercalli, la sera di sabato 25 Ottobre 2008, mentre conversa con Fabio Fazio. Indovinate a chi ha fatto riferimento il meteoribelle... si, proprio a noi!
Grazie Luca!

http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Chetempochefa^7^142420,00.html

info&Rassegna stampa

La Gelmini non verrà a Torino, ma non rinunicamo alla festa di benvenuto preparata per lei, pronti con tende e camici per martedì 28 pomeriggio!!!

Per cio che riguarda le lezioni all'aperto anche noi, come le altre facoltà a Torino e come in tutta Italia saremo in piazza lunedì e martedì.

I 200 ragazzi circa del primo anno seguiranno:

LUNEDI' 27 DALLE ORE 9.00 ALLE 11.00 la lezione di matematica con il PROF. ALBANO IN PIAZZA 66 MARTIRI A GRUGLIASCO, DI FIANCO AL MUNICIPIO;

MARTEDI' 28 DALLE ORE 11.00 ALLE 13.00 la lezione di chimica con la PROF. ANTONIOTTI AL PIAZZALE EX MAGGIORA, LUNGO C.SO FRANCIA, A COLLEGNO;

I NOSTRI RINGRAZIAMENTI AI DUE COMUNI CHE GENTILMENTE CI OSPITANO SUL LORO TERRITORIO!!!

ecco un po' di notizie dalla stampa:

http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/10/84421946.pdf

http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/10/84421833.pdf

http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/10/84421332.pdf

http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/10/84420750.pdf

http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/10/84421765.pdf

http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/10/84420656.pdf

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200810articoli/37556girata.asp

http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-3/berlusconi-facinorosi/berlusconi-facinorosi.html

http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-3/lezione-piazza-duomo/lezione-piazza-duomo.html

giovedì 23 ottobre 2008

editoriale Repubblica 23 ottobre

IL COMMENTO
Se il dissenso è un reato
di EZIO MAURO

Davanti a una protesta per la riforma della scuola che si allarga in tutt'Italia e coinvolge studenti, professori, presidi e anche rettori, il Presidente del Consiglio ha reagito annunciando che spedirà la polizia nelle Università, per impedire le occupazioni. La capacità berlusconiana di criminalizzare ogni forma di opposizione alla sua leadership è dunque arrivata fin qui, a militarizzare un progetto di riforma scolastica, a trasformare la nascita di un movimento in reato, a far diventare la questione universitaria un problema di ordine pubblico, riportando quarant'anni dopo le forze dell'ordine negli atenei senza che siano successi incidenti e scontri: ma quasi prefigurandoli.

Qualcuno dovrebbe spiegare al Premier che la pubblica discussione e il dissenso sono invece elementi propri di una società democratica, non attentati al totem della potestà suprema di decidere senza alcun limite e alcun condizionamento, che trasforma la legittima autonomia del governo in comando ed arbitrio. Come se il governo del Paese fosse anche l'unico soggetto deputato a "fare" politica nell'Italia del 2008, con un contorno di sudditi. E come se gli studenti fossero clienti, e non attori, di una scuola dove l'istruzione è un servizio e non un diritto.

Se ci fosse un calcolo, le frasi di Berlusconi sembrerebbero pensate apposta per incendiare le Università, confondendo in un falò antagonista i ragazzi delle scuole (magari con il diversivo mediatico di qualche disordine) e i manifestanti del Pd, sabato. Ma più che il calcolo, conta l'istinto, e soprattutto la vera cifra del potere berlusconiano, cioè l'insofferenza per il dissenso.


Lo testimonia l'attacco ai giornali e alla Rai fatto da un Premier editore, proprietario di tre reti televisive private e col controllo politico delle tre reti pubbliche, dunque senza il senso della decenza, visto che a settembre lo spazio dedicato dai sei telegiornali maggiori al governo, al suo leader e alla maggioranza varia dal 50,17 per cento all'82,25. Forse Berlusconi vuol militarizzare anche la libera stampa residua. O forse "salvarla", come farà con le banche.
(23 ottobre 2008)

La stampa 23 ottobre- il nostro Rettore risponde a Berlusconi

Il rettore a Berlusconi: “Ateneo luogo di confronto”
GIULIA VOLA
TORINO
«Forse per la prima volta ci si ritrova tutti dalla stessa parte della barricata e forse le parole del premier vanno lette nel senso che incomincia a rendersi conto che quello che sta succedendo non è una robetta da quattro soldi, forse si tratta di una posizione difensiva che vuole far presa sull’opinione pubblica». Così ieri il prorettore dell’Università, Sergio Roda, che ha ricevuto nel pomeriggio una delegazione di esponenti dell’Assemblea «No Gelmini» al termine della riunione che si è tenuta nel cortile del rettorato.

Ezio Pelizzetti, dal canto suo, ha voluto sottolineare, dopo il discorso del premier di ieri, che «è il rettore a decidere l’intervento eventuale della polizia all’interno dell’Università. In questo momento non ci sono proprio i presupposti. Questo è un luogo aperto al confronto».

Che vengano, noi siamo qui.







Dall’intervista rilasciata dal senatore Francesco Cossiga al quotidiano La Nazione.

Domanda - Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

Risposta - Dipende, se ritiene d’essere il Presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico PCI ma l’evanescente PD, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia.

D - Quali fatti dovrebbero seguire?

R - Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero Ministro dell’interno.

D – Ossia?

R - In primo luogo, lasciar perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…

D - Gli universitari, invece?

R - Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.

D - Nel senso che…

R - Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano.

D - Anche i docenti?

R - Soprattutto i docenti.

D - Presidente, il suo è un paradosso, no?

R - Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!

D - E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo, direbbero.

R - Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio.

D - Quale incendio?

R - Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo
Paese.

RISPOSTA: I TERRORISTI SIETE VOI.

lunedì 20 ottobre 2008

MARTEDI' 21-15° GIORNO-SECONDA COLAZIONE E PROGRAMMA DELLA SETTIMANA!


IL CAMPEGGIO DI AGRARIA E VETERINARIA (R)ESISTE!
-15° GIORNO-

PROGRAMMA SETTIMANALE DELLE INIZIATIVE IN FACOLTA’

MARTEDI’ 21 OTTOBRE

ORE 8.00-9.00

VI OFFRIAMO LA SECONDA COLAZIONE IN ATRIO!!!

PROIEZIONE DEL VIDEO-DOCUMENTARIO SULLA NOSTRA OCCUPAZIONE REALIZZATO DA GEMMA SANTI.

ORE 13.00

SIETE TUTTI INVITATI A PORTARVI IL PRANZO SUI PRATI VICINO AL CAMPEGGIO.

ORE 18.00

IMPORTANTE!!! ASSEMBLEA
ORDINE DEL GIORNO
*
COSA SI DICE A TORINO, MOBILITAZIONI D’ATENEO E CITTADINE
(ASSEMBLEA GENERALE DI TUTTI GLI STUDENTI MERCOLEDI' 22 ORE 14.00 IN RETTORATO, TAVOLA ROTONDA CITTADINA GIOVEDI' 23 ORE 21 A P. NUOVO CON DOCENTI, RICERCATORI, MAESTRI, GENITORI, STUDENTI MEDI, SINDACATI ECC..)IN VISTA DELL’ARRIVO DEL MINISTRO GELMINI A TORINO MARTEDI 28 OTTOBRE; COME SI STANNO MUOVENDO LE ALTRE FACOLTA' CONTRO LA LEGGE 133?


LEZIONI IN STRADA, A PARTIRE DA LUNEDI 27 E SEMINARI IN CAMPEGGIO A PARTIRE DA DOMANI 22 OTTOBRE: NON BLOCCHIAMO LA DIDATTICA, VIVIAMOLA!

ORE 20.00

CHIUSURA CANCELLI
CHI VUOLE RESTARE AL CAMPEGGIO SI PORTI IL SACCOAPELO!

MERCOLEDI’ 22

ORE 18.00
SEMINARIO IN CAMPEGGIO

DOTT. LORENZO PERIS, MOVIMENTO BIO, AIAB NAZIONALE.

TERRA’ IL SEMINARIO “BIO TRA KM 0 E SVILUPPO NEL MONDO”.

ORE 20.00
CHIUSURA CANCELLI
CHI VUOLE RESTARE AL CAMPEGGIO SI PORTI IL SACCOAPELO!

VENERDI 24 OTTOBRE
ORE 14.30
SEMINARIO IN CAMPEGGIO
LUCA MERCALLI
TERRA' IL SEMINARIO-DIBATTITO SU "ENERGIA E AMBIENTE" NELL'AMBITO DELLA GIORNATA "NO NUKE" CONTRO AL NUCLEARE
(RICORDIAMO CHE LA LEGGE 133 OLTRE CHE TOCCARE L'UNIVERSITA' RIAPRE IN ITALIA LA QUESTIONE DEL NUCLEARE!)

ORE 20.00

CHIUSURA CANCELLI
CHI VUOLE RESTARE AL CAMPEGGIO SI PORTI IL SACCOAPELO!

ASSEMBLEA DEGLI STUDENTI DEL CAMPEGGIO AGRARIA E VETERINARIA

giovedì 16 ottobre 2008

IL THE DEL VENERDI'

IL CAMPEGGIO DI AGRARIA E VETERINARIA (R)ESISTE!

LE INIZIATIVE DI OGGI:

ORE 8.00-9.00
OFFRIAMO LA COLAZIONE IN ATRIO!

ORE 13.00
SIETE TUTTI INVITATI A PORTARVI IL PRANZO SUI PRATI VICINO AL CAMPEGGIO

ORE 15.00
ASSEMBLEA

ORDINE DEL GIORNO:

QUALE RIFORMA DELL'UNIVERSITA' VOGLIAMO?
NIENTE TAGLI INDISCRIMINATI NE PRIVATIZZAZIONE MA MIGLIORAMENTO DELL'OFFERTA FORMATIVA DEi SERVIZI E DELL'EFFICIENZA, PERCHE' LA LEGGE TAGLIA EGUALMENTE AD ATENEI EFFICENTI E SPRECONI?

COME SI STANNO MUOVENDO LE ALTRE FACOLTA' CONTRO LA LEGGE 133?

ASSEMBLEA D'ATENEO A TORINO IL 22 OTTOBRE.

LEZIONI IN STRADA E SEMINARI IN CAMPEGGIO: NON BLOCHIAMO LA DIDATTICA, VIVIAMOLA!

COMUNICAZIONI: STRISCIONI, SCRITTE SULLA COLLINA, VIDEO E ARTICOLI BASTANO? FACCIAMO DI PIU'!

ORE 18.00
SEMINARIO SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE DELL'ECONOMIA MONTANA.
FACCIAMO PIU' DIDATTICA NON MENO!

ORE 20.00
CHIUSURA CANCELLI
CHI VUOLE RESTARE AL CAMPEGGIO SI PORTI IL SACCOAPELO!


ASSEMBLEA DEGLI STUDENTI DEL CAMPEGGIO AGRARIA E VETERINARIA

mercoledì 15 ottobre 2008

alcune foto

I veterinari, Riccardo e Chiara, si abbiam capito ci son anche loro a occupare e in forze!


Alcuni momenti della serata...




Davanti a Palazzo Nuovo, fine del corteo


Arrivo del corteo con la nostra tenda davanti a Palazzo Nuovo


Il nosto striscione al corteo del 10 ottobre






mastro toffy che tenta di domare le fiamme...

La riunione del Coordinamento UniTO Intefacoltà in trasferta sui prati occupati.

il nostro spezzone al corteo del 10 che porta la tenda in giro per le strade di Torino.

Il primo video serio dell'occupazione!!!


Realizzato dalla nostra videomaker ufficiale Gemma Santi che ringraziamo.

sabato 11 ottobre 2008

Articolo su Luna Nuova del 10/10/08 a pag. 33

IL TITOLO E LA FOTO IN PRIMA PAGINA!






La Lettera al Presidente della Repubblica di Gabriele

Se si va sul sito http://www.quirinale.it/ è possibile scrivere una lettera al Presidente della Repubblica.

Io ho scritto questo:

Egregio Presidente della Repubblica,
sono uno studente universitario che frequenta la Facoltà di Agraria dell'Università di Torino, nel corso di Viticoltura ed Enologia.
Da martedì 11 ottobre stiamo occupando la nostra Facoltà e quella di Medicina Veterinaria, in una modalità pacifica: un campeggio nei prati della stessa. Questo ci permette di frequentare regolarmente le lezioni e di farle frequentare ai nostri compagni, in quanto noi protestiamo per garantire a noi e ai futuri studenti un’Università ed una Scuola libera e statale come anche previsto dalla Costituzione italiana e sarebbe un controsenso e controproducente per noi stessi bloccare le lezioni o le lauree.
All’interno della nostra occupazione è presente una sola bandiera, il tricolore italiano, in quanto siamo cittadini italiani e vogliamo far capire che non protestiamo per contrastare un governo o una fazione politica, ma una legge che sarebbe in contrasto col diritto allo studio, nostro e delle generazioni future.
Per questo Le chiedo di non approvarla, e, magari, di fare degli appelli pubblici nei quali sensibilizzare la popolazione.
Forse Le chiedo troppo, ma ho fiducia in Lei e nel Suo ruolo di Presidente della Repubblica Italiana.
In fede,
augurandoLe una buona giornata,
Gabriele Busso

Video del 9 Ottobre

AL POMERIGGIO


ALLA SERA

venerdì 10 ottobre 2008

La mobilitazione studentesca di oggi su ansa.it

SCUOLA, STUDENTI IN PIAZZA CONTRO IL DECRETO GELMINI
ROMA - Migliaia di studenti - 300 mila, secondo l'Unione degli Studenti - sono in piazza da questa mattina in un centinaio di città italiane per protestare contro il progetto della scuola del ministro Mariastella Gelmini. Nei cortei e nelle piazze, la manifestazione - indetta dall'Unione degli studenti (Uds) - contro il maestro unico, i tagli al settore, la reintroduzione del voto di condotta registra cori e striscioni contro la politica del governo. L'associazione studentesca parla di 40 mila manifestanti a Roma, altrettanti a Napoli e Torino, 30 mila a Milano, 15 mila a Firenze. E il 30 ottobre, si replica.

L'Uds ha già annunciato che sarà di nuovo in piazza con i lavoratori della scuola in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati del settore. A Genova la manifestazione - durante la quale sono stati lanciati anche fumogeni e insulti rivolti al ministro - è stata aperta da uno striscione con su scritto "Scuole come prigioni ci avete rotto i ...".

C'era anche chi ha indossato magliette con scritte "Moratti+Fioroni+Gelmini=una scuola senza cervelli". In molte città, le manifestazioni si svolgono insieme agli studenti universitari (Udu), anch'essi critici verso le iniziative dell'esecutivo nei confronti degli atenei; contestano, in particolare, il numero chiuso, il blocco delle assunzioni, le poche risorse. A Roma, la protesta (per gli organizzatori ci sono 40 mila studenti) si è espressa in un "concerto-sconcerto" dedicato al ministro per sottolineare che la scuola "torna indietro di 50 anni". "Siamo in piazza per smascherare le balle di questo governo" dice un componente della Rete degli studenti medi. "Non è che l'inizio" ci tengono a dire i manifestanti a Napoli: "questa protesta è la prima di una lunga serie, la nostra lotta durerà tutto l'autunno. Ostacoleremo in tutti i modi i provvedimenti della Gelmini".

Cinquemila gli studenti scesi in piazza a Firenze. Tra gli striscioni: "Outlet: -50% docenti -7% studenti ricercatori 3x2", "Gelmini rimanda a settembre". "Con il voto in condotta ci tappano la bocca" gridano gli studenti che marciano a Milano. A testimoniare i possibili effetti della riforma, in testa al corteo è trasportata da due ragazzi una bara nera con la scritta 'scuola'. Intanto, la Gilda degli insegnanti definisce un "accordo storico" l'intesa fra i sindacati della scuola per lo sciopero generale del 30 ottobre.

...ed ecco il corteo di oggi a Torino, 40.000 studenti! e ci siamo anche noi in delegazione!
Aguzzate la vista,
se vedete una tenda ad igloo che galeggia in mezzo al mare di gente...non avete le allucinazioni, siam proprio noi!

Il nostro campeggio ce lo portiamo dietro anche in trasferta!!!

Video 3° giorno di occupazione: si montano ancora tende!



Gabriele, studente del primo anno del corso di Viticoltura ed Enologia, ha girato questo breve video e l'ha messo su youtube.
Le immagini rendono molto bene la realtà di Agraria e Medicina Veterinaria. In Occupazione, sui prati!

giovedì 9 ottobre 2008

DIGITO: Studenti contro la Riforma Gelmini - di Serena Carta



DIGITO: Studenti contro la Riforma Gelmini
di Serena Carta


Palermo, Napoli, Roma, Bologna, Firenze, Pisa, Padova, Milano, Torino. In questi giorni, in ognuna di queste città, gli Atenei sono in stato di agitazione. Con il debutto dell’anno accademico, infatti, tutto il mondo universitario è stato attraversato da una scossa chiamata all’unisono “No-Gelmini”. Dietro allo slogan, è vivo il sentimento di contrarietà nei confronti delle riforme sull’Università italiana contenute nella Legge 133/2008.

COSA DICE LA LEGGE?
Tre sono i punti principali della riforma.
Il taglio dei finanziamenti agli Atenei del 20% (in 5 anni 1 miliardo 441,5 milioni di euro in meno) (Art. 66). Secondo il mondo accademico, il minore investimento per l’Università si tradurrebbe in una bassa qualità della didattica e della ricerca (già poco competitiva nel panorama europeo) e nell’aumento delle tasse per gli studenti.
La possibilità di trasformazione degli Atenei da enti pubblici a fondazioni private (Art. 16). Privatizzando l’Università lo Stato rischia di disinteressarsi di un servizio pubblico costituzionalmente garantito (Art. 33) e fa riferimento a un modello economico-sociale molto diverso da quello italiano e più simile a quello anglosassone.
Il blocco del turnover al 20% (su dieci pensionamenti le assunzioni potranno essere solo due) (Art. 66). La riduzione del numero dei docenti corrisponde principalmente a tre conseguenze: l’impossibilità di accesso dei giovani ricercatori alla carriera universitaria, la fuga di cervelli all’estero e l’invecchiamento ulteriore della classe dei docenti.

COSA FANNO GLI STUDENTI?
Per domani è stata indetta a livello nazionale dagli studenti medi una manifestazione di piazza contro la riforma sull’Università. A Torino, appuntamento alle 8h30 davanti a Palazzo Nuovo per le Facoltà umanistiche e, alla stessa ora, davanti alla Facoltà di Fisica per i poli scientifici: i due spezzoni si incontreranno poi in Via Po da dove raggiungeranno Piazza Albarello per marciare insieme agli studenti medi. Ma questa è solo l’ultima delle attività di protesta dell’Ateneo torinese. Ad essa tante ne sono precedute ed altre ne seguiranno.
La mobilitazione nella nostra città è iniziata a fine settembre con la sospensione delle prime ore d’insegnamento, momento nel quale docenti e studenti hanno spiegato nelle aule la Legge. La Facoltà di Fisica è poi scesa in strada a fare lezione, mentre Chimica ha dichiarato il blocco della didattica a partire dal 6 ottobre fino a quando i rettori non incontreranno il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca); a Scienze Politiche è invece prevista per le prossime settimane “una maratona 48 ore” in cui docenti, studenti e ricercatori si confronteranno sui termini della riforma al fine di stilare un documento per “un’altra Università possibile”. L’obiettivo è marciare con lo stesso passo e gli sforzi sinora compiuti vanno nella direzione dell’unitarietà.

AGRARIA “ABITATA”
Sino ad oggi i più concreti nella mobilitazione “No-Gelmini” sono stati gli studenti di Agraria e Medicina Veterinaria, che martedì 7 ottobre hanno inaugurato nei prati della Facoltà un presidio permanente per “difendere l’Università come dovrebbe essere: libera, pubblica, statale”. L’occupazione prevede un accampamento di 25 tende, dove più di una cinquantina di studenti hanno trascorso le scorse due notti. E’ stato scelto di “abitare l’Università per fare vivere la Facoltà oltre gli orari delle lezioni”: lezioni che non saranno sospese, dal momento che sarebbe contraddittorio combattere per il diritto allo studio e poi interrompere la didattica. Con questa forte presa di posizione, le Facoltà di Agraria e Medicina Veterinaria sono il simbolo più visibile del malcontento che regna tra gli studenti di questi tempi.
La determinazione a difendere l’Università italiana come luogo di alta formazione e di diffusione di saperi ben si legge nelle parole di Fulvio Grandinetti (Rappresentante degli studenti d’Agraria) ai microfoni di Radio Blackout: “Dobbiamo agire. E’ finito il tempo delle analisi. Dobbiamo mobilitarci in modo creativo e intelligente. Dobbiamo veramente tornare ad essere protagonisti della nostra Università: libera, pubblica e statale!”.

Articolo su La Stampa del 8/10/08 a pag. 70


Interviste & contatto con i media


In questi giorni sia RadioFlash che Radio BlackOut ci stanno telefonando per interviste e dirette radiofoniche.
Ecco le interviste a Radio BlackOut:
intervista 1: http://piemonte.indymedia.org/attachments/oct2008/agraria.mp3
intervista 2: http://piemonte.indymedia.org/attachments/oct2008/agraria3.mp3

Intervista e video da Primantenna
www.primantenna.it
Titolo: Torino campeggio di protesta all'Università
Il Governo ha lanciato una offensiva contro la scuola italiana: la pensano così gli studenti del collettivo il faggio della Facoltà di Agraria che per protestare hanno allestito un campeggio nei prati dell'Università.

Abbiamo inoltre contatti con giornalisti de La Stampa e Luna Nuova.
.
.
.

mercoledì 8 ottobre 2008

Articolo su Luna Nuova del 7/10/08 a pag. 31





Da segnalare, per la comprensione di questo articolo, questa informazione: sia Giuseppe Severino Vaira e sia Aldo Olivero appartengono al movimento di Comunione e Liberazione. Il primo è rappresentante degli studenti eletto nella lista "Obiettivo Studenti" ad Agraria (Consiglio di Facoltà e Senato Accademico): è uno dei senatori degli studenti che all'ultimo Senato Studenti in seduta allargata ha votato contro la discussione e il confronto sulla Legge 133/08, privando così gli studenti presenti di un dibattito pubblico e partecipato con i propri rappresentanti su un tema tanto importante.
Il secondo è consigliere comunale a Grugliasco per il gruppo "Verso il Popolo della Libertà" (eletto nella lista UDC-Forza Italia alle ultime comunali) e anche lui è rappresentante degli studenti al Politecnico nella lista "Lavori in Corso", la lista ciellina del Politecnico.

martedì 7 ottobre 2008

Articolo su La Stampa del 7/10/08 Intervista al Rettore


Articolo su La Stampa del 7/10/08 a pag. 61



Dice esplicitamente:

Ad Agraria e Veterinaria, nel Campus di Grugliasco, partirà invece un campeggio di protesta di studenti del Coordinamento UniTO che non lasceranno le tende la notte: "La nostra mobilitazione sarà pacifica. Terremo assemblee sui prati ogni giorno e chiederemo ai docenti di tenere lì lezioni e seminari."

Comunicato degli occupanti a tutti gli studenti UniTO


La Conoscenza è un bene comune, non una merce da pagare a caro prezzo!
NO LEGGE 133/08!



Grugliasco, Martedì 7 Ottobre 2008

Mentre vi stiamo parlando, o mentre qualcuno legge questo comunicato per noi, la Facoltà di Agraria e la Facoltà di Medicina Veterinaria sono occupate: abbiamo montato le tende sui prati del campus di Grugliasco e pernotteremo in loco ad oltranza (sperando che il clima non sia troppo inclemente!) chiedendo il ritiro della Legge 133/08 e una ridiscussione dei provvedimenti sull’Università con tutte le componenti universitarie e sindacali.
Vi Portiamo un caloroso saluto da parte degli studenti di Agraria e Medicina Veterinaria, riuniti nei gruppi indipendenti, non partitici e non confessionali “IL FAGGIO” per Agraria e “Nuova.Mente Veterinaria” per Medicina Veterinaria e di tutti quelli che con noi aderiscono alla protesta.
L’intento con cui ci mobilitiamo è di difendere l’Università come dovrebbe essere: libera, pubblica, e statale; chiediamo solo ciò che è previsto dalla Costituzione Italiana:


Art. 33.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.



Esercitiamo così la nostra cittadinanza, abbiamo scelto di abitare l’Universita’, per riappropriarci di ciò che e nostro, per vivere la nostra Facoltà oltre gli orari delle lezioni.
Lezioni che non saranno sospese… al massimo spostate anch’esse nei prati dai docenti e ricercatori che condividono con noi l’esigenza di mobilitarsi, senza però perdere per strada proprio ciò per cui stiamo lottando, una buona didattica, ACCESSIBILE A TUTTI, frutto diretto di una ricerca libera e perciò PUBBLICA e STATALE.

Presidiamo per ricordarci e ricordare a tutti che le leggi del nostro stato dovrebbero migliorare le condizioni dei suoi cittadini e non peggiorarle drammaticamente su tutti i fronti come fa la legge 133/08; perciò nel nostro campeggio batte una sola bandiera: il tricolore italiano.
I veri cittadini siamo noi, non chi usa leggi e poteri dello Stato contro quelli che sono i principi sanciti dalla Costituzione.
Noi a Grugliasco abbiamo sfruttato il nostro territorio, i prati e gli alberi, perché è questo quello che abbiamo qui. La nostra mobilitazione è partita da un’assemblea generale tra le due Facoltà, in cui oltre a noi rappresentanti sono intervenuti i due presidi e chiunque avesse da fare un intervento, in cui abbiamo informato gli studenti della situazione e raccolto adesioni alla protesta. All’assemblea erano presenti più di 300 persone tra studenti, docenti e amministrativi.
L’Università non deve essere una fabbrica di CFU e titoli di studio, di specialisti che andranno a fare un lavoro con poche competenze e nessuna coscienza – anche se a qualcuno interessa concepirla così – ma è il luogo di più alta formazionee diffusione di libero sapere e noi come cittadini di questa piccola società abbiamo il diritto e il dovere di (pre)occuparci di essa anche dal punto di vista politico, intendendola come la nostra Polis.
L’appello che vi rivolgiamo, colleghi studenti, è questo: informatevi e partecipate, mettetevi in contatto con i docenti e i ricercatori, siate protagonisti della vostra formazione!
Mobilitatevi a modo vostro nella vostra Facoltà’.
Dobbiamo cambiare modo di pensare e di agire, le vecchie formule non sono compatibili con la situazione attuale, dobbiamo sforzarci di maturare nuove forme di protesta, creative, intelligenti, che coinvolgano il territorio e la cittadinanza, che stimolino la partecipazione, fondamento della democrazia.
Ovviamente vi invitiamo tutti a venirci a trovare al campeggio, basta che ci fate sapere prima quando arrivate: così portiamo vino per tutti.

Collettivo il FAGGIO – Studenti di Agraria
Nuova.Mente Veterinaria – Studenti di Veterinaria

COORDINAMENTO UNITO INTERFACOLTA’

venerdì 3 ottobre 2008

Discorso in difesa della scuola pubblica e per tutti

Questo discorso, che ha 58 anni, ma sembra scritto ieri, è stato letto dagli studenti al termine dell'assemblea generale delle Facoltà di Agraria e Veterianaria del 2 ottobre.



Calamandrei, 1950: Discorso in difesa della scuola pubblica.

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950 – pubblicato nella rivista Scuola democratica, 20 marzo 1950.

“Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre:
- che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
- che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione.

Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!
Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].

Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta cos” fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.

Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.

Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.

Piero Calamandrei, 1950