domenica 22 marzo 2009

In 110 universitari torinesi a Napoli con Unilibera, c'era anche IL FAGGIO!

Ma com'è che i delinquenti SOVVESIVI dell'Onda scendono in piazza con gli onesti?

da liberainformazione:

In 150mila contro le mafie e per i diritti

Tantissimi da tutt’Italia e da tutt’Europa a Napoli per la giornata della memoria di Libera. Sul palco c’è anche Saviano. Don Ciotti sfida la camorra: “Confischeremo tutti i vostri beni, fermatevi”

Il corteo
Il corteo

È il popolo degli onesti a scendere in piazza a Napoli. Sfilano in 150mila alla quattordicesima giornata della memoria e dell’impegno, tanti giovani, tante famiglie, insieme ai migranti campani, ai volontari dell’antimafia sociale, ai familiari delle vittime delle mafie. In marcia contro la criminalità organizzata, ma soprattutto in marcia per la giustizia e per i diritti. Il 21 marzo di Libera e Avviso Pubblico si trasforma quest’anno in un rito civile ancora più carico di significati, per dire no alle cosche e al terrorismo, per onorare la memoria di chi è stato ucciso perché si è opposto ma anche delle “vittime del dovere”, per riscattare la bellezza di un paese assediato dai clan e dalla corruzione. Nel primo giorno di primavera il lungomare partenopeo è un simbolo, è il chilometro più bello d’Italia.

E Napoli ritrova un altro simbolo: Roberto Saviano sale sul palco in piazza Plebiscito, accanto a don Luigi Ciotti e Ilya Politkovskij, il figlio di Anna Politkovskaja, accanto ai familiari delle vittime delle mafie e ai tanti rappresentanti delle istituzioni. Arriva a sorpresa e la sua voce ricorda i nomi dei sei immigrati africani uccisi a Castelvolturno, della giornalista russa, delle vittime della faida di Scampia e di Annalisa Durante, uccisa a Forcella a soli 14 anni. È un messaggio ai camorristi, che il fondatore di Libera sfida e ammonisce: “Che vita è la vostra? Vi aspetta il carcere, la clandestinità, la morte. I vostri beni li confischeremo tutti. Fermatevi”. Ma è anche un messaggio alle istituzioni: “Saremo una spina nel vostro fianco, con le nostre idee e il nostro impegno” dice don Ciotti. Perché “bisogna dare vita ai diritti”, a quei diritti affermati dall’articolo 1 della Costituzione “che nessuno può mettere in discussione”, nel rispetto della giustizia sociale e della legalità, “un concetto che troppo spesso si piega a facili strumentalizzazioni per legittimare provvedimenti che vanno in direzione opposta”. Un messaggio alla politica “che calpesta tutti i giorni la legalità e la giustizia”.

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Le testimonianze. Ci sono le autorità, ci sono i familiari, ci sono i racconti. A parlare per prima è Anastasia, studentessa scesa a Napoli insieme ad altri 1500 torinesi. Racconta l'esperienza della coopeativa nata su un bene confiscato a San Sebastiano da Po. Una cascina presa alla 'ndrina Belfiore, quelli che ammazzarono il giudice Bruno Caccia nell'83, proprio in Piemonte. "La mafia c'è anche al Nord", ma c'è anche l'antimafia, che fa arte e cultura e si prepara alla produzione del miele, un altro dei tanti prodotti di Libera Terra.


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