martedì 18 novembre 2008

Newsletter NO GELMINI: ROMA ANDATA E RITORNO!

Tornati da Roma, è ora di cavalcare l'Onda!
tanti progetti e richieste coordinate a livello nazionale e l'organizzazione di uno sciopero generale di tutte le categorie già indetto per il 12 dicembre.

Contemporaneamente dobbiamo organizzare concerti (forse i linea 77) e
cene di autofinanziamento per finire di pagare il treno.

___ ASSEMBLEA NO GELMINI
Questo è il quadro generale, che verrà esposto meglio e discusso in
Assemblea No Gelmini che si terrà a Grugliasco (secondo gli ultimi
accordi di ruotare l'assemblea nelle varie sedi) verso fine settimana
per dare tempo a tutte le facoltà e i collettivi di riunirsi prima.

Probabilmente sarà giovedì attorno alle 17.00, tenete d'occhio la
Newsletter per info precise e definitive.

____ SCIENZE MFN
Questa settimana, infine, i collettivi di scienze occupano Geologia
(appiccicato a Fisica, via Valperga 35), con il seguente programma:

Lunedì 17 Novembre h 21.30
Dott. Diego Coppola : “Monitoraggio satellitare a scopi ambientali:
dal rischio vulcanico al
rischio incendi.”
Dott. Marco Laiolo : “Stromboli : ricerca e monitoraggio di un vulcano
attivo.”

Martedì 18 Novembre h 21.30
Dott. Marco Beltrando : “L’evoluzione delle montagne : da Leonardo
alla Yo-Yo Tectonics.”

Mercoledì 19 Novembre h 21.30
Prof. Roberto Compagnoni : “La TAV in Val di Susa : i problemi geo-
mineralogici.”

_____MARTEDI' 18
h 15.00 il dams fa un SEMINARIO sui TAGLI alla CULTURA; intervengono
franca varallo, docente di museologia
>valerio terraroli, docente di storia dell'arte contemporanea
armando petrini, ricercatore di organizzazione ed economia dello
spettacolo teatrale

_____MERCOLEDI' 19
h 18.00 alla Palazzina Einaudi si riunisce il "CANTIERE DELL'ONDA",
nome dato al gruppo interfacoltà che lavorerà a lungo termine su un
progetto di altra università (anche a partire dal documento elaborato
dall'assemblea nazionale di Roma dei giorni scorsi)

h 20.00 (circa?) APERITIVO LETTERARIO a Palazzo Nuovo, organizzato da
Lettere e Filosofia

____ GIOVEDI' 20
h 13.00 Assemblea interfacoltà di Palazzo Nuovo: necessaria la
presenza di tutti i collettivi di facoltà perchè in preparazione della
No Gelmini.


_____ VIDEO

Alcuni Video di Gemma, già montati e caricati

http://it.youtube.com/watch?v=W8NjautQZfI
http://it.youtube.com/watch?v=Yv0Abr0me54
http://it.youtube.com/watch?v=-uUTdQnARXI
http://it.youtube.com/watch?v=PypUT09gJRs

_____ALLEGATI

Per evitare duemila mail, attacco tutti i documenti in coda qui sotto.
Non vi spaventate per la lunghezza, sono leggibili a rate! Trovate:
- Documento di Roma: primo workshop --> didattica
- Documento di Roma: secondo workshop --> diritto allo studio e
welfare
- Documento di Roma: terzo workshop --> Ricerca, Formazione e lavoro
- Documento di Roma: conclusivo
- Invito Cantiere dell'Onda
- Botta e risposta Senato Studenti del 13.11

- DOCUMENTO ROMA: DIDATTICA -

Primo workshop: la didattica
La complessità emersa nell´ambito di una discussione sull´autoriforma
della didattica, ha messo in luce la molteplicità di articolazioni
possibili tramite le quali immaginare una ristrutturazione dei
processi didattici, cosi da poterli ripensare come non piu asserviti
alla logica di disciplinamento introdotta dall´università del 3+2. Al
tempo stesso queste differenze e pluralitá attestano tanto l´inevitabilità di contestualizzare queste riarticolazioni a contesti
specifici, quanto la necessità diffusa di ripensare una trasformazione
radicale dei processi formativi.
Infatti, pur nelle differenze é emersa una chiara e totale opposizione
al modello definito in Italia dal 3+2. Dall´assemblea si é prodotto
quindi un dibattito complesso, espressione dell´esigenza dei
differenti nodi di affrontare una discussione progettuale sull
l´autoriforma della didattica che dovesse tenere conto dell
l´articolazione di un confronto assembleare dal quale potessero
risaltare la volontà di avviare un processo costituente e non di
arrivare ad una definizione finale ed univoca delle pratiche che nell
l´attraversamento quotidiano delle facoltá e degli atenei giá aprono
spazi di riappropriazione e decisione.
Da questo punto di vista sono emersi punti di convergenza vertenziali
tra le differenti realtá.
1) Abolizione del sistema del 3+2 così come del sistema del credito.
Da questo punto di vista si è prodotto un dibattito non sintetizzabile
sulle modalità attraverso cui raggiungere l´obiettivo.
2) Critica alla parcellizzazione degli esami e proposte di
riaccorpamento per favorire un sapere critico e complessivo
3) Rivendicazione di un´equa retribuzione del lavoro svolto in stages
e tirocini: in ogni caso va garantito il carattere facoltativo degli
stessi.
4) Critica della meritocrazia e sua applicazione in Italia. Non devono
esistere poli di eccellenza contrapposti al resto delle universitá, a
maggior ragione se autoproclamati come nel caso dell´AQUIS. In secondo
luogo si è svolta una critica ai parametri di valutazione schiacciati
sulla produttivitá, e nello stesso tempo si sono proposte nuove forme
che privilegiassero la valutazione dal basso e la qualitá.
5) Abolizione dei blocchi all´accesso e lungo il percorso di
formazione superiore. I blocchi devono essere eliminati sia come
sistema di esclusione dal diritto allo studio, sia come filtri
progressivi di stratificazione sociale.
6) Abolizione della frequenza obbligatoria come strumento di controllo
sui tempi di vita e di studio.
7) Revisione dei piani di studio nella direzione di una conquista di
una maggiore libertà dei propri percorsi formativi.
8) Le università del sud Italia hanno posto ulteriori motivazioni alla
necessità della natura pubblica dell´università. La specificità dei
loro territori pone l´accento su una massiccia corruzione.
Il dibattito del workshop è stato attraversato da un´analisi comune:
quello di concepire il processo di autoriforma non come un disegno
organico o un intervento legislativo, ma come il recupero di spazi di
decisione diretta da parte degli studenti. Questo ha significato
critica alla rappresentanza studentesca, ai processi di
gerarchizzazione dell´amministrazione universitaria, e necessità dell
l´organizzazione autonoma del conflitto: riappropriazione di spazi
(biblioteche, laboratori, aule autogestite, etc.) e di tempo,
diffusione critica e autonoma del sapere.
Accanto a questo si è sviluppato un dibattito articolato e aperto
sulla proposta dell´autoformazione: questa è una tra le varie pratiche
sperimentate per l´inflazionamento e il sabotaggio del sistema del
credito. La discussione su modalità autogestite di didattica ha dato
spunto per proporre e approfondire la didattica partecipata, e che, in
ogni caso, destrutturasse un rapporto gerarchico e verticale nella
trasmissione del sapere: così come ha posto molta attenzione alla
formazione non come accumulo indistinto di nozioni, ma come produzione
di sapere critico.
Concludiamo ricordando l´indicazione di metodo rispetto al
proseguimento delle lotte indicate durante questi due giorni: la
cooperazione nasce dal dibattito propositivo e non ideologico tra le
varie realtá che sperimentano in maniera autonoma conflitto dentro l´università.

- DOCUMENTO ROMA:
DIRITTO ALLO STUDIO E WELFARE -

Secondo workshop: welfare e diritto allo studio
Il workshop di ieri è stato partecipato da circa un migliaio di
persone, al pari degli altri due. Si tratta, evidentemente, di un dato
eccezionale dal punto di vista della quantità, in piena continuità con
l´assemblea nazionale nel suo complesso e con queste straordinarie
settimane di mobilitazione che stiamo vivendo. Ma c´è di più. Il dato
della discussione di ieri è eccezionale anche dal punto di vista
qualitativo. I quasi cento interventi da tutte le città che si sono
susseguiti per più di sette ore di intensa discussione segnano un
deciso e importante passaggio in avanti nell´elaborazione collettiva e
nella costruzione di agenda politica su temi assolutamente decisivi
per il movimento.
Lo slogan che attraversa e che maggiormente caratterizza le
mobilitazioni universitarie, "Noi la crisi non la paghiamo", definisce
già con chiarezza la centralità delle questioni del Welfare e del
lavoro dentro la riflessione politica e i processi di conflitto che si
sono dati nelle mobilitazioni di queste settimane.
Sulla crisi finanziaria globale si registrano varie interpretazioni,
talora contrastanti anche negli stessi ambiti del pensiero critico e
radicale. In questo workshop, com´è stato più volte ribadito, il
nostro obiettivo non era la definizione in termini di analisi di
genealogia e tendenze dell´attuale crisi: essendo questo un tema di
straordinaria importanza e attualità, preferiamo a tal fine proporre
fin da subito la costruzione di uno o più momenti seminariali. Il
nostro punto di partenza è stato invece la definizione del carattere
politico e il terreno di lotta che attorno al tema della crisi si
apre, più precisamente sul problema della decisione della
distribuzione della ricchezza sociale in un contesto che dalla crisi è
profondamente segnato.
Il presente movimento si muove all´interno di una doppia crisi: quella
finanziaria e quella dell´università. Quest´ultima in Italia assume
caratteristiche peculiari, determinate dallo storico disinvestimento
nel sistema dell´istruzione e della ricerca, e dalle strategie di
smantellamento operate dai governi di centro-destra così come da
quelli di centro-sinistra.
In questo quadro, come emerso dalla discussione, i processi di
aziendalizzazione dell´università e i tagli dei finanziamenti alla
ricerca e alla formazione si accompagnano all´aumento delle spese di
guerra, ai fondi statali regalati alle imprese private, al piano salva-
banche. La retorica degli sprechi e del contenimento del debito
pubblico, abbondantemente utilizzata dal Governo nel tentativo di
giustificare i tagli mortali contenuti nella legge 133, rivela qui
infatti la sua natura puramente ideologica.
Tutto ciò, soprattutto, permette di individuare nell´università un
terreno di lotta di particolare importanza, a partire da cui produrre
dei processi di generalizzazione del conflitto. La parola d´ordine
"noi la crisi non la paghiamo" indica quindi non una semplice istanza
espressa da un particolare soggetto sociale, ma la sua capacità di
parlare il linguaggio dell´intera composizione del lavoro e del
precariato contemporaneo, proprio in virtù della centralità di
studenti e saperi nelle forme attuali della produzione. Quello della
generalizzazione è uno dei punti particolarmente sottolineati nel
corso della discussione, come posta in palio delle possibilità di
sviluppo dello straordinario movimento che sta stravolgendo le
compatibilità che si credevano imposte dal governo Berlusconi. Non a
caso, la Cgil è stata costretta a indire lo sciopero generale sotto la
spinta e la forza dell´onda.
Nel workshop si è prodotta una ricca discussione che ha permesso di
fare un importante passo in avanti, di analisi e di merito politico,
nella riconfigurazione del diritto allo studio e nelle battaglie
attorno ad esso. L´attacco al diritto allo studio non assume più solo
i tratti classici dell´esclusione, ma dei nuovi processi di selezione
e inclusione differenziale direttamente interni al sistema
universitario.
Laddove i diritti sociali non sono più garantiti dal welfare pubblico,
l´indebitamento rappresenta una costrizione per continuare a
soddisfare bisogni collettivi, quali ad esempio la formazione e l
l´accesso ai saperi. Nonostante l´irrisorio e propagandistico
stanziamento di fondi per le borse di studio, strettamente regolato
dal sistema meritocratico, il progetto complessivo di trasformazione
dell´università va nella direzione di un aumento delle tasse d
l´iscrizione. In questo contesto, se il diritto allo studio è
certamente garantito dalla Costituzione, esso è di fatto non solo
disatteso nella pratica, bensì nel nuovo contesto produttivo assume
nuove caratteristiche. Infatti, un numero crescente di persone entra
nel sistema dell´istruzione superiore nella misura in cui sono
costrette a indebitarsi e si dequalificano i saperi a cui hanno
accesso. I processi di lotta si spostano quindi sul piano del mercato
del lavoro (sempre più regolato e intrecciato alla produzione di
saperi e formazione), dei processi di gerarchizzazione e del welfare.
Di pari passo, il diritto allo studio si riconfigura come battaglia
sulla qualità dei servizi e riqualificazione e autogestione dei
saperi. Allora, prendendo anche atto del fallimento delle agenzie per
il diritto allo studio, la lotta contro l´aumento delle tasse e la
liberalizzazione dell´accesso, si deve accompagnare a una battaglia
sulla qualità dei servizi, contro i numeri chiusi, per il non
ripagamento dei prestiti d´onore (ovvero il sistema italiano del
debito, ancora non pienamente affermato ma in via di tendenziale
espansione).
Una battaglia, quindi, contro qualsiasi tentativo di scaricare su
studenti e precari i costi della crisi finanziaria e dell´università.
La crisi la paghino invece le banche e le imprese, i governi e i
baroni, oggi tutti alleati ben al di là delle retoriche su sprechi e
corruzione.
Se la sfida lanciata dal movimento ha nell´università un terreno
privilegiato, deve al contempo riuscire a generalizzare le proprie
istanze per poter aprire un terreno di più complessiva lotta sul
welfare. Da questo punto di vista, è stato evidenziata l´inesistenza
in Italia di ammortizzatori sociali e strumenti di sostegno al reddito
Per gli studenti e i precari. Occorre allora reclamare anche in Italia
forme di erogazione, dirette e indirette, di reddito per gli studenti
e i precari che vadano nella direzione dell´autonomia e dell
l´indipendenza e del rifiuto delle forme di precarizzazione.
La discussione ha elaborato delle proposte di agenda e campagna
politica verso lo sciopero generale e generalizzato del 12 dicembre e
oltre.

- DOCUMENTO ROMA: RICERCA FORMAZIONE LAVORO -
Terzo workshop: Ricerca, Formazione e lavoro
Ricerca, formazione, lavoro. Questi i temi di cui abbiamo discusso
durante la giornata di ieri, dal nostro punto di vista, dal punto di
vista dell´onda. Abbiamo chiamato il nostro percorso autoriforma,
autoriforma dal basso dell´universita?. Autoriforma dal basso per noi e
travolgere questa università, attraversarla con i nostri desideri e
le nostre proposte, proposte che
vogliamo costruire a partire dalla comprensione della sua crisi e del
suo rapporto con la societa?.
Una crisi esplosa da tempo e approfondita da un quindicennio di
pessime "riforme" volte ad aziendalizzazione e privatizzazione dell
´universita?, che i provvedimenti di questo governo trasformano in
catastrofe. Pensiamo al taglio del FFO, al blocco del turnover , ma
soprattutto alla trasformazione degli atenei in fondazioni di diritto
privato, alle sue conseguenze in termini di discriminazione di censo
nell´accesso a un´istruzione di qualita? e di destrutturazione dell
´intero Sistema universitario nazionale. Effetti che non potranno non
aggravare le gia? critiche condizioni della scuola di ogni ordine e
grado.
Non dimentichiamo pero? le responsabilita? di chi l´universita? ha
gestito con meccanismi corporativi e clientelari, di chi soffoca la
ricerca per mezzo di un´opprimente gerarchizzazione, di chi ha
costruito un sistema fondato sullo sfruttamento generalizzato del
lavoro precario, di chi ha oramai accettato l´idea di un drastico
restringimento dell´accesso a un´istruzione pubblica di qualita?. Il
nostro obiettivo è stanare e denunciare queste aberrazioni ovunque si
manifestano, conoscerle per scardinarle. E´ superare il cosiddetto
3+2, contrastare i suoi effetti di frammentazione e scadimento della
didattica funzionali allaproduzione di lavoratori precari e
ricercatori al servizio del privato o dell´impresa di turno.
In due mesi di mobilitazioni abbiamo dimostrato di non avere alcuna
intenzione di lasciarci incantare dalle false aperture del ministro
Gelmini o chiuderci nel recinto di uno studentismo vuoto e arrogante.
Abbiamo gridato dalle piazze di tutta Italia la nostra consapevolezza
che solo l´unione e la generalizzazione di proteste particolari puo?
rovesciare quei rapporti di forza che schiacciano il mondo dell
´istruzione e della ricerca tanto quanto quello del lavoro. Solo il
continuo coordinamento e allargamento della protesta potra? portare a
un reale cambiamento nelle politiche del governo e per questa ragione
aderiamo allo sciopero generale indetto per il 12 dicembre con la
promessa di farlo vivere nelle nostre metropoli e in qualunque luogo
raggiunto dall´Onda. Il nostro sciopero sara? dunque all´insegna della
generalizzazione delle mobilitazioni, della lotta contro la
precarieta? e per l´abolizione di tutte le forme di lavoro
parasubordinato contenute nella legge 30, contro ogni discriminazione
di genere, cultura e razza, contro la criminalita? organizzata che
strangola il nostro Sud e sempre piu? anche il nostro Nord.
Autoriforma e? il percorso concreto di elaborazione, d´inchiesta e di
conflittualita? che mette in crisi il sistema attuale, che propone un
modello diverso di universita? attraverso una critica radicale dell
´esistente. Vogliamo costruire un´universita? pubblica, democratica ed
accessibile a tutti.
Per questo sentiamo l´urgenza, in questa fase di crisi profonda del
modello sociale ed economico neoliberista, di un´universita? che
sappia dare il suo contributo alla costruzione di un nuovo e piu? equo
modello di sviluppo. Il nostro punto di partenza sara? l´analisi della
ricerca concretamente prodotta dalle nostre universita? ed enti, delle
sue ricadute sul territorio, la creazione di sapere critico e la
moltiplicazione delle esperienze di autoformazione e didattica
alternativa cui abbiamo dato vita nelle nostre mobilitazioni.
1) L´indipendenza e l´autonomia della ricerca sono per noi principi
fondativi. La ricerca non deve essere subordinata a logiche di
mercato: le risorse e le strutture pubbliche dalle quali essa dipende
non possono essere messe al servizio di interessi privati. Il sapere è
un bene pubblico, una produzione collettiva e per questa ragione non
appropriabile: i suoi risultati devono essere socializzati, ossia
posti al servizio dell´intera societa?. Per questo riteniamo
essenziale lo sviluppo di forme non commerciali della loro tutela (GPL/
Creative commons) in contrapposizione al brevetto nonche? il sostegno
all´editoria scientifica open source ed una stretta sinergia tra
ricerca e didattica. Siamo pero? consapevoli che l´emergenza attuale
ha tra le sue cause principali il cronico sottofinanziamento delle
attivita? di ricerca, che deve essere portato almeno ai livelli
indicati dal Trattato di Lisbona (3 per cento del Pil contro l´attuale
1 per cento). E poiche? una ricerca libera non puo? esistere senza
ricercatori autonomi e indipendenti da ogni condizionamento, la
democratizzazione dell´accesso ai fondi e la sua apertura ai
ricercatori non strutturati e ai dottorandi e? per noi condizione
irrinunciabile.
2) L´autonomia della ricerca e la qualita? dell´universita? pubblica
non possono essere disgiunte dalla realizzazione di un nuovo concetto
di valutazione.
Tale concetto, piu? complesso della combinazione di indici
presuntamente quantitativi, non deve essere legato al contenimento del
bilancio, alla produzione di brevetti o al semplice numero delle
pubblicazioni. Pensiamo che la valutazione debba essere intesa anche
come rendicontazione sociale delle attivita? degli atenei e del
sistema nel suo complesso, che non
possa prescindere dai contesti territoriali in cui le universita? sono
inserite.
Contemporaneamente, ribadiamo che anche docenti, ricercatori e
dottorandi dovrebbero essere coinvolti nei processi di valutazione.
Gli esiti della valutazione della didattica e della ricerca dovrebbero
condizionare la distribuzione di parte dei finanziamenti per gli
atenei sia nella distribuzione dei finanziamenti ai singoli.
3) Il problema del reddito e? sicuramente trasversale a tutto il corpo
vivo dell´universita?: studenti dottorandi e ricercatori precari.
Al lavoro di ricerca, perche? di lavoro si tratta, devono
corrispondere un salario adeguato e i diritti stabiliti dallo statuto
dei lavoratori. La moltitudine di tirocini, stage e praticantati tutti
rigorosamente non retribuiti non sono piu? tollerabili, cosi? come la
dilagante attivita? didattica a titolo gratuito. Ogni prestazione deve
essere contrattualizzata al piu? come forma di lavoro
subordinato a tempo determinato e in tal caso deve essere garantita la
continuita? del reddito, diritto fondamentale di cui chiediamo l
´estensione a tutti i lavoratori precari. Non solo, commossi dall
´attenzione del ministro Gelmini alle condizioni degli edifici
scolastici, rivendichiamo ambienti idonei di studio, lavoro e ricerca.
4) Il dottorato di ricerca e? il piu? alto grado dell´istruzione
italiana e contemporaneamente l´introduzione all´attivita? di ricerca.
Vanno dunque garantiti adeguati percorsi didattici e il diritto all
´autonomia economica. Questo significa in particolare l´immediata
soppressione dei dottorati senza borsa e il pagamento di tasse di
iscrizione. I dottorandi dovrebbero vedere riconosciuti i loro diritti
per mezzo di uno statuto nazionale a loro dedicato. Per quanto
riguarda le specializzazioni e? emersa la necessita? di nuove
procedure concorsuali trasparenti. Le mansioni affidate agli
specializzandi non devono mai oltrepassare le competenze previste
dalla legge.
5) Per quanto riguarda la spinosa questione del reclutamento,
ribadiamo la nostra ferma opposizione al blocco del turnover. Ma
questo non ci basta, dopo anni di blocco dell´accesso ai giovani che
ha esasperato la precarieta? e incentivato la fuga dei cervelli.
Chiediamo l´istituzione di un contratto unico di lavoro subordinato
una volta terminato il dottorato, di durata non
inferiore ai due anni: esso deve sostituire l´attuale jungla di
"contratti" precari. Tali misure non avrebbero tuttavia alcun senso
senza un consistente reclutamento straordinario via concorso, che deve
essere seguito da un reclutamento ordinario via concorso costante nel
tempo. Per quanto concerne l´inquadramento della docenza, chiediamo l
´istituzione di un ruolo unico e
l´incompatibilita? della libera docenza con contratti di diritto
privato.
6) I ricercatori precari, essenziali al funzionamento di tutte le
universita? italiane, sono completamente assenti dagli organi
decisionali delle stesse. E´ questo un elento chiave della
gerarchizzazione del lavoro di ricerca e didattica. Come ogni altra
>categoria nell´universita?, i ricercatori precari e i dottorandi
devono partecipare ai processi decisionali tramite i loro
rappresentanti eletti.
7) L´Onda ha gia? valicato i confini nazionali. In tutta Europa si
sono svolte manifestazioni di solidarieta? al movimento italiano.
Questo fatto ci parla della dimensione transnazionale dei problemi che
stiamo affrontando. Il lavoro di ricerca prevede la mobilita? come
elemento irrinunciabile ma continuamente ostacolato dalle differenze
dei diversi sistemi nazionali.
Spesso le riforme, sgradite a chi l´universita? la vive, sono state
giustificate in nome di una presunta volonta? di integrazione a
livello europeo. Vogliamo sottolineare che uno spazio europeo della
ricerca ancora non esiste e che il movimento deve assumersi la
responsabilita? di cominciare a crearlo, non attraverso la normazione
astratta ma attraverso la circolazione delle
idee e delle lotte. L´osservazione dei diversi modelli di sistema
universitario presenti al momento in Europa ci permette di rigettare
immediatamente alcune ipotesi di sviluppo, come il modello
anglosassone e il principio del debito di formazione, gia? ampiamente
entrato in crisi in Inghilterra e negli Stati Uniti. In quest´ottica
proponiamo la convocazione di una riunione
europea che metta in circolo le diverse vertenze sviluppate dai
movimenti di studenti e ricercatori precari.
9) Questione di genere nella ricerca. Nella ricerca rimane aperta la
stessa questione di genere che troviamo ovunque nel mondo del lavoro:
da una parte la progressione dei carriera delle donne e? fortemente
filtrata ai livelli piu? bassi, dall´altra le donne subiscono il
perenne ricatto biologico, aggravato dalla precarieta?, per cui la
maternita? diventa in realta? la via di espulsione dal mondo della
ricerca.
10) Se infatti autoriforma è anche e soprattutto un percorso condiviso
di lotte questo workshop ha espresso una molteplicita? di strade che
possono essere percorse a livello locale e nazionale:
- Se il precariato è il problema di questa generazione una grande
inchiesta sul lavoro precario nell´universita? ci sembra fondamentale,
che porti ad un censimento a livello nazionale che ci permetta di
tradurre nella forza dei numeri l´enormita? del fenomeno
? La congiunzione con la protesta della scuola
? Appello studenti, dottorandi e precari per lo sciopero generale/gli
scioperi generali.
? Coordinamento con la scuola (insegnanti, genitori, precari, anti137,
nogelmini, circoli genitori-insegnanti-universitari)
? Azioni locali contemporanee e condivise da tutto il movimento.
Giornata nazionale della ricerca.
? Vertenze locali comuni studenti, ricercatori precari
? Sviluppare vertenze per l´Applicazione della Carta europea della
ricerca.
? Iniziative di apertura verso l´esterno , nel territorio, di apertura
dell´universita? alla
cittadinanza, ai bambini delle scuole, alle famiglie, ai lavoratori.
Seminari in piazza ecc.
? Gruppo di studio sulla valutazione.
? Occorre sviluppare una critica di tutti gli strumenti di governance
universitari a partire dalla fondazione di diritto privato CRUI e dell
´autoproclamato circolo dei migliori atenei d´Italia, AQUIS
? Promuovere una assemblea Europea

Una molteplicita? di strade ma molte di piu?, pensiamo, sono quelle
che usciranno dalla fantasia di questo movimento, dalla forza della
partecipazione che lo sta facendo vivere, dalla capacita? di
sperimentare percorsi nuovi che ha mostrato in questi giorni di
mobilitazione.
>Il movimento deve durare, sappiamo che la nostra lotta avra? tempi
lunghi ma sappiamo anche che, almeno per questo paese, e? una grande
occasione e grande speranza.

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